Mi chiamo Daniel Giaconia e sono nato a Milano, tra la pelle.
Letteralmente.
Mia mamma mi ha sempre raccontato che, se non fosse stato per un collega che l’ha portata in ospedale alle prime contrazioni, sarei nato tra I bancali del pellame, nel magazzino dell’azienda che i miei genitori avevano faticosamente aperto.
Questa storia mi ha sempre fatto sentire un predestinato: la pelle e le cinture saranno la tua vita, mi dicevo sempre.
E invece, in concomitanza con il mio ingresso ufficiale in azienda, ho dato sfogo alla mia vera passione, quella per il rally: se non siete mai saliti su un’auto da rally non potete capire l’adrenalina che si prova.
Ma, ben presto, ho dovuto ridurre questa mia grande passione ad un hobby.
Non è stato facile.
Infatti quando avevo vent’anni, qualche anno dopo il mio ingresso in azienda, i miei nonni se ne andarono a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro e questa perdita fu un colpo troppo grande per mio padre.
Ebbe una crisi e abbandonò l’azienda.
Di colpo 60 persone si ritrovarono sole, senza un capitano.
Dovevo fare qualcosa. Non volevo che le fatiche di mio padre svanissero come neve al sole.
Decisi di prendere il comando.
Certo, non ero la persona più adatta a sostituirlo; non avevo né la sua esperienza né il suo polso e mi ricordo di quello come un periodo molto duro, nel quale commisi molti errori e in cui sbagliai tutto ciò che potevo sbagliare.
Qui fu fondamentale l’insegnamento del rally: a differenza delle gare in pista, il rally non ti offre mai la condizione perfetta. Salita, discesa, strada sterrata, sporco, fango, neve, pioggia. Non hai mai la condizione ideale e costante, devi fare affidamento sulle tue capacità per affrontare la situazione che ti trovi davanti.
E devi farlo in fretta. Un secondo è quello che fa la differenza tra un fosso o l’arrivo.
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Devi lavorare più duro degli altri, metterti sempre in discussione e soprattutto, non hai scuse: vince sempre il pilota più forte. E per essere il pilota più forte devi anche avere il team migliore.
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Lo sport mi ha insegnato moltissimo e non è un caso che ci siano tantissimi imprenditori che vengano dal mondo dello sport agonistico: li riconosci dal piglio più aggressivo che molto spesso li porta ad essere I migliori.
Ma non voglio dilungarmi troppo sulla mia vita, alla fine sono uno come tanti.
Ma se devo riassumere uno degli insegnamenti più importanti che il rally mi ha lasciato è che devi sempre avere il controllo; e per avere il controllo la comunicazione è fondamentale.
Pensate se un navigatore e il suo pilota dovessero avere problemi di comunicazione… riuscirebbero a tagliare il traguardo?
No.
E purtroppo ho sperimentato sulla mia pelle anche quali conseguenze negative abbia la mancanza di comunicazione all’interno e all’esterno di una azienda.
Risposte date in ritardo e chiamate a cui nessuno risponde sono solo due tra i tantissimi esempi che si potrebbero fare. E questo crea inevitabilmente un rallentamento nell’operatività e nella gestione del lavoro; se a questo sommiamo che la maggior parte delle aziende lavora su grandissimi numeri va da sè che non potranno mai avere una comunicazione personale con il cliente.
Diciamoci la verità, chi ha la possibilità di destinare una figura ad ogni cliente?
E non è solo la comunicazione il tallone di Achille per la stragrande maggioranza delle aziende produttive. Se si lavora su grandi numeri, essendo obbligati a tenere i costi i più bassi possibile, anche le lavorazioni e la qualità dei prodotti ne risentono.
E lo so, perchè l’azienda della mia famiglia è stata la mia palestra: ho acquisito competenze e conoscenze indispensabili e preziose come l’oro sulla tradizione artigiana della pelletteria, ma ho anche sperimentato come sia ormai imprescindibile dover cambiare la propria concezione di lavoro.
Ma non ti voglio anticipare nulla, troverai tutto nella sezione “Il mio metodo di lavoro”.
Ora conosci un po’ di me e non vedo l’ora di conoscere il tuo progetto, la tua storia e le cinture che intendi produrre!
Vuoi sapere come iniziare questo percorso con me?





