Le cinture Made in Italy low cost esistono? Cosa si nasconde dietro?
- Daniel Giaconia

- 13 nov 2020
- Tempo di lettura: 4 min
Ogni anno a Santa Croce, in Toscana, culla della tradizione conciaria italiana, vengono rubati migliaia e migliaia di pelli.
A volte i furti avvengono a danno delle concerie, mentre altre volte, il bottino viene rubato anche grazie all’aiuto di imprenditori compiacenti che, come nel caso dei due imprenditori toscani che hanno denunciato dei furti mai avvenuti presso la conceria toscana Valpel, puntano ad avere il premio dell’assicurazione e a far fuori il carico “illegalmente”.
Ma ti sei mai chiesto dove vanno a finire queste pelli? O meglio quali aziende le acquistano?
Ovviamente quelle che navigano nell’illegalità: dalle aziende che evadono le tasse a quelle che sfruttano i propri lavoratori, facendoli lavorare in bunker e sotto schiavitù. E bada bene che non parlo di aziende pellettiere che si trovano in Cina: questa che aveva rinchiuso i propri dipendenti dietro ad una porta blindata si trova infatti, o per meglio dire trovava, a Melito di Napoli.
E una volta che le cinture sono state realizzate, gli scarti vengono semplicemente abbandonati, come è successo a Castelfiorentino, Montaione, Cerreto Guidi e Fucecchio, comuni nelle province di Pisa e di Firenze, dove personale della sezione di polizia giudiziaria della Procura di Firenze, carabinieri forestali di Firenze e polizia municipale dell’Unione dei Comuni Empolese Valdelsa hanno trovato depositi per un totale di 24 mila tonnellate di scarti di pelletteria; ma non è finita qui: questi rifiuti speciali derivanti dalla lavorazione di cinture erano stati classificati come fertilizzante per essere illecitamente smaltiti nei campi. Peccato che, dalle analisi fatte, è emerso che erano pieni di sostanze dannose per l’uomo e l’ambiente come il cromo esavalente, una delle sei sostanze inquinanti più pericolose al mondo.
Ma perché ti parlo anche degli scarti? Perché per un’azienda strutturata lo smaltimento è un costo importante, così come è costoso anche acquistare prodotti che tutelino la salute dei consumatori e quella dell’ambiente. Ma ovviamente le aziende che navigano nell’illegalità non ne se preoccupano.
Se stai acquistando cinture a basso costo Made in Italy quasi sicuramente stai alimentando queste aziende: ti stai rendendo complice di un reato! E il problema è che nessuno fino ad ora te lo ha mai detto.
Ovviamente non ti dicono che i prodotti che stai acquistando sono realizzati con pelli rubate o sfruttando lavoratori in condizioni di schiavitù, ma il basso prezzo che il tuo fornitore di cinture ti propone dovrebbe essere un campanello d’allarme.
È come se al supermercato trovassi un pezzo di Parmigiano Reggiano a 2€ al chilo: io non mi fiderei mai ad acquistarlo. Il prezzo è troppo basso rispetto a quello che pago di solito e penserei subito che dietro ci sia qualcosa che non torna: materie prime di bassissima qualità, molto probabilmente estere e un disciplinare DOP non rispettato.
Lo stesso vale per il mondo della pelletteria e soprattutto per quello delle cinture in pelle.
Il prezzo basso è una medaglia a due facce: da un lato pensi di far bella figura con il tuo responsabile perché hai trovato un prodotto all’apparenza perfetto ad un prezzo bassissimo e dall’altra ti porti in casa una bella gatta da pelare.
Infatti, tu potresti, o per meglio dire il tuo titolare potrebbe, essere accusato di incauto acquisto, un’azione punibile penalmente anche con l’arresto, che si verifica quando si acquistano beni di sospetta provenienza.
Il tutto per quello che ti sembrava un affare.
Lo sa bene un 54enne trentino che lo scorso Natale aveva acquistato un centinaio di chili di Grana Padano «riserva» ad un prezzo conveniente, fin troppo, e che è ora indagato per incauto acquisto e ricettazione in quanto il formaggio è risultato essere rubato.
E se dovesse succedere a te e alle cinture che acquisti?
Sicuramente puoi mettere la mano sul fuoco per il fornitore che hai ad oggi: sai che non ti proporrebbe mai qualcosa di rubato o di acquisito illecitamente. Ma nonostante questo è sempre meglio stare in guardia.
Come?
Certamente scegliendo sempre fornitori seri, che ci mettono la faccia e che sappiano certificare le provenienze di tutti i materiali che sono stati impiegati nella realizzazione dei tuoi prodotti.
Come vedi io ho deciso di metterci la faccia perché sono stanco delle cazzate che certi miei "colleghi" sparano e delle conseguenze negative che fanno subire ad aziende come la tua.
Per questo ho ideato anche una garanzia, per farti fare sogni tranquilli e far sì che la nostra collaborazione scorra liscia come l’olio: la carta di identità della cintura.
In che cosa consiste?
Semplice, per ogni campione che ordinerai riceverei una carta di identità come questa che mette nero su bianco tutte le informazioni di cui hai bisogno e che abbiamo definito durante la seconda fase del mio metodo di lavoro.
Siccome te ne ho già parlato nel precedente articolo (che puoi leggere qui) non mi ripeterò. Sappi solo che nessun altro ti mette a disposizione uno strumento così.
E cosa significa per te la mia garanzia?
Significa avere sempre il controllo su tutte le fasi e su tutte le materie prime impiegate per la produzione della tua collezione di cinture, mentre per me significa mettere nero su bianco quello che da sempre propongo.
Molto spesso alcuni produttori ti propongono prezzi particolarmente vantaggiosi, ma omettono di dire che quel prezzo vantaggioso deriva dall’utilizzo di una materia prima meno pregiata.
Non c’è nessun imbarazzo nell’usare un materiale meno pregiato se rispetta il tuo posizionamento: l’importante è che il fornitore ti metta a conoscenza della scelta. E stop.
Non credi?
Quindi mi raccomando, quando senti il tuo fornitore che spara un prezzo troppo basso ricordati di questo articolo e ascolta il campanello di allarme! Certa gente è meglio perderla che trovarla.
Affidati sempre a fornitori seri che ci mettano la faccia e che sappiano garantirti la provenienza di qualsiasi materiale che utilizzano per la tua produzione di cinture, compreso il luogo di manifattura.
Prima di salutarci ti ricordo di iscriverti anche al mio canale perché non puoi assolutamente perderti il prossimo video: gli errori che tutti commettono, compresi i commessi di una delle più note maison di moda: Fendi.
Come sempre se hai domande o curiosità scrivimeli nei commenti oppure nella mail danielgiaconia@outlook.it.
E se il mio metodo di lavoro e il mio articolo ti hanno incuriosito e sei disposto a fare quel passo in più che ha permesso a molti miei clienti di aumentare il proprio sell-out e i propri margini




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