E se il tuo CEO rischiasse un procedimento penale per colpa tua?
- Daniel Giaconia

- 25 set 2020
- Tempo di lettura: 4 min
La storia che ti voglio raccontare oggi è l’incubo di tutti i buyer e i responsabili acquisti che ho incontrato nella mia trentennale esperienza nella produzione di cinture Made in Italy per i brand.
Sicuramente non è la prima volta che senti una storia del genere perché ormai le pagine dei giornali e dei quotidiani online sfornano questo tipo di notizie quotidianamente, ma potrebbe essere la prima volta che senti la soluzione.
So che fare un’affermazione così è impegnativo, infatti sto iniziando a sentire il carico di responsabilità e delle tue aspettative sulle mie spalle, ma come ti ho detto anche nel video sul mio canale Youtube (se ancora non mi segui peggio per te 😝!), sono stanco dei fornitori furbi o ignoranti che si riproducono come i conigli nella stagione degli amori e che gettano fango sulla nostra produzione Made in Italy.
Ma veniamo alla notizia di cui ti parlavo:

Ho scelto questa notizia perché parla nello specifico di articoli di pelletteria, ma se digiti su Google “falso Made in Italy abbigliamento” vedrai che i risultati di ricerca si sprecano.
Ma tornando a noi, come avrai potuto leggere, si parla di un sequestro perché la merce, interamente prodotta all'estero, veniva etichettata come Made in Italy e di una denuncia nei confronti dei rappresentanti legali delle due aziende coinvolte nell'importazione.
Ovviamente in questo caso non ci è dato sapere se i due imprenditori avessero intenzionalmente fatto etichettare la merce come “Made in Italy” o se sia un problema di ignoranza delle normative: le conseguenze non cambiano perché in ogni caso la legge non ammette ignoranza.
E non pensare che visto che la merce arriva dall'estero sia automaticamente di origine straniera.
Molti danno per scontato questo principio, ma la normativa attualmente in vigore prevede che la merce possa essere etichettata come “Made in Italy” in due casi:
- Se la merce è stata prodotta in Italia (e tutta la filiera produttiva si trova in Italia)
- Se la merce è stata prodotta in due o più paesi ma la lavorazione sostanziale, ovvero la lavorazione più importante, viene effettuata in Italia.
Il secondo è il principio meno conosciuto e, senza ombra di dubbio, anche quello con i confini più labili.
Infatti, se un’azienda italiana importa una tomaia e una suola cinesi e le assembla in Italia, il prodotto finale potrà essere etichettato come italiano.
Lo sapevi?
Se hai risposto di sì ti do un cinque virtuale, altrimenti ti invito ad approfondire meglio questo argomento seguendomi sul mio canale Youtube o sul mio blog.
Il principio della lavorazione sostanziale di per sé non è sbagliato perché, come ben sappiamo tutti, il valore del Made in Italy non risiede soltanto nella qualità delle nostre materie prime, ma anche e soprattutto nella grande tradizione manifatturiera che ereditiamo di generazione in generazione.
Quello che è profondamente sbagliato è fingere, o peggio ancora, non conoscere le regole che stanno alla base dell’attribuzione di origine di un prodotto.
E non si può pretendere che sia tu a dovertene occupare; tu non puoi sapere nel dettaglio l’origine di tutte le materie prime che usa il tuo fornitore o da dove lavorano i terzisti a cui da in carico la tua produzione.
Tu concordi con lui lo styling, i colori, i materiali, il prezzo e i tempi di consegna ma per il resto fai una cosa difficilissima: ti fidi di lui.
Ti fidi che utilizzi il materiale che avete deciso e non che ripieghi su un materiale più scadente che poi camufferà; ti fidi che le lavorazioni e lo styling siano esattamente come ti aveva presentato in fase di campionatura e, soprattutto, ti fidi che la consegna sarà nei tempi stabiliti.
Un bel carico di fiducia, non credi?
Contando soprattutto che ultimamente i brand tendono ad accumulare la gestione di più fornitori e di più linee di prodotto tutta su uno o al massimo due buyer aumentando così in modo esponenziale il tuo carico di responsabilità.
La fiducia nel tuo fornitore è necessaria per poter arrivare a fine giornata.
Ma bisogna ricordarsi sempre che se il tuo fornitore sbaglia (o mente) nell'apposizione del marchio Made in Italy, è la tua di merce che viene sequestrata. È il tuo CEO che rischia un procedimento penale e tu che rischi il posto.
Ma come uscire da questo labirinto?
Sicuramente scegliendo il fornitore più specializzato e non quello che costa meno.
E questo è il primo, fondamentale, punto.
Il secondo è pretendere delle garanzie scritte dal tuo fornitore sull'origine dei pellami, degli accessori, delle fibbie e sugli eventuali terzisti impiegati.
Ti sembrerà di fare la parte del rompipalle ma è sicuramente meglio passare per il pignolo di turno che per quello che ha messo in pericolo l’azienda: si sa che la fortuna è cieca mentre la sfiga ci vede benissimo e se c’è qualcosa che potrebbe andare storto, di sicuro lo farà.
E non pensare che sia un fenomeno che colpisce solamente le piccole aziende furbette.
Mentre sfogliavo le notizie di cui ti parlavo sopra ne ho anche trovata una, di più di dieci anni fa, che coinvolge nientepopodimeno che Dolce & Gabbana!
Un brand che si fa portavoce del Made in Italy nel mondo: come dimenticare gli spot pubblicitari girati da importantissimi registi quali Tornatore e ambientati nella Sicilia degli anni 50-60? Soprattutto se la protagonista è la bellissima Monica Bellucci…
Eppure, anche loro sono cascati nella falsa e fallace indicazione di origine e nel sequestro della merce.
La vicenda riguardava un lotto di t-shirt e slip da bambino a marchio “Dolce e Gabbana linea junior” che venivano assemblate da un’azienda turca ma per la quale la maison controllava tutte le fasi della produzione, inviando anche le etichette e i cartellini.
Nel loro caso il problema non è stata l’apposizione del Made in, ma l’inserimento della dicitura “Dolce e Gabbana spa Legnago, Milano (Italy)” sull'etichetta; infatti visto che la merce veniva prodotta fuori dall'Italia, il riferimento all'Italia nell'indirizzo è stato ritenuto fuorviante per il cliente finale e per questo motivo la merce è stata sequestrata.
Dolce & Gabbana non è proprio l’ultima azienda arrivata sul mercato e, se commettono loro questi errori, che cosa pone te al sicuro?
Ora che ti ho spaventato a sufficienza, posso anche farti tornare a lavorare, forse con un po' di consapevolezza in più.
SCRIVIMI PURE NEI COMMENTI oppure via mail a danielgiaconia@outlook.com LA TUA OPINIONE OPPURE SE C’E’ UN TEMA CHE TI STA PARTICOLARMENTE A CUORE E DI CUI VORRESTI PARLARE CON ME.
Grazie mille per il tempo che mi hai dedicato leggendo questo articolo.
Daniel Giaconia





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