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Sai distinguere una fake news quando si parla di cinture?

  • Immagine del redattore: Daniel Giaconia
    Daniel Giaconia
  • 23 ott 2020
  • Tempo di lettura: 6 min

Un italiano su tre incappa in una fake news almeno una volta al giorno.

Uno su due, nell’ultimo anno, ha creduto ad almeno una bufala, ma soprattutto l’82% degli italiani non distingue una notizia vera da una falsa.

L’82% degli italiani.


È quanto emerge da un sondaggio Doxa e da un’analisi di Statista, la piattaforma dati più importante a livello europeo. Ed è subito allarme.


Queste percentuali spaventosamente alte sono il frutto del modo in cui noi italiani ci informiamo: secondo una ricerca Censis infatti i social network, e Facebook in primis, sono la fonte d’informazione principale per il 31% degli italiani: quasi un italiano su tre.


Molto probabilmente lo stesso sfortunato italiano che incappa nelle fake news almeno una volta al giorno.


Perché te ne parlo?

Perché le fake news sono un virus che infetta il nostro modo di pensare, che influenza i nostri comportamenti e le nostre scelte e ci fa percepire come vero e valido qualcosa che non lo è.


Sarà successo anche a te di imbatterti nelle cosiddette bufale online: se sei fortunato, ancor prima di cominciare a leggere puoi trovare un indizio utile a smascherare la notizia falsa. Il primo suggerimento, infatti, può essere il nome del sito: Gazzetta della Sera, ad esempio, sito su cui vengono pubblicate fake news di vario argomento, ricorda molto il Corriere della Sera, o comunque ha l’aria di essere una fonte attendibile, giornalistica. Si tratta di un esempio di “siti fotocopia”, vale a dire siti i cui nomi fanno il verso a testate conosciute e attendibili. Questa somiglianza crea in te una sensazione di familiarità con ciò che già conosci e, se non sei più che attento, è facile scambiare il sito che pubblica notizie false per una vera testata giornalistica. Titolo scioccante, immagine suggestiva e sito facsimile sono soltanto gli aspetti più superficiali dell’architettura di una fake news.


Ti starai chiedendo perché un produttore di cinture ti parla di fake news.


Pensa a che cosa sono le fake news: in fondo non sono altro che informazioni manipolate.

E lo stesso impulso che ti porta a credere alla fake news ti porta anche a credere alle parole dei tuoi clienti e dei tuoi fornitori; e questo impulso si chiama fiducia.


Se ci pensi in fondo la fiducia è il sentimento che muove le nostre giornate: la mattina siamo fiduciosi che la sveglia suoni, apriamo il rubinetto per lavarci il viso e abbiamo fiducia che sgorghi acqua, ruotiamo la maniglia e siamo fiduciosi che la porta si apra…potremmo andare avanti così all’infinito.

E la fiducia è anche il sentimento che ci porta a credere a quello che le persone ci dicono.


Ma come il fenomeno delle fake news ci insegna, a volte la fiducia non basta.


Sarà capitato anche a te di fidarti ciecamente di qualcuno e di restare scottato: un po’ come quando da piccolo raccontavi un segreto ad un tuo amichetto e poi lui lo raccontava a tutti durante la ricreazione. Come ti faceva sentire? E quel piccolo incidente di percorso era sufficiente per farti perdere completamente fiducia in lui.


Quando bisogna scegliere un partner o un collaboratore la fiducia non basta: in fondo non lo conosci e hai bisogno di qualcosa in più su cui basarti.


Sicuramente c’è l’impatto di persona: se non ti piace qualcuno a pelle può essere anche il Dio in terra, ma non lo sceglierai mai. Pensa ad esempio a Valentino Rossi: quando ha cambiato scuderia da Honda a Yamaha ha portato con sé tutto il suo team di meccanici. Pensi che quella della Yamaha non fossero in grado? No, semplicemente lui aveva fiducia dei suoi meccanici e ricostruire la fiducia con un gruppo da zero è veramente difficile.


E io so benissimo quanto questo sia importante anche nel nostro mondo: in quanto produttore di cinture ho anche io i miei fornitori e ogni volta che se ne presenta uno nuovo è una sfida.


Cambiare fornitore spaventa: da un lato potrebbe essere la svolta nella tua vita lavorativa, quella persona affidabile che non causerà mai problemi e che ti renderà la vita semplicissima; dall’altro potrebbe rivelarsi peggio del tuo peggior nemico.

E soprattutto il rischio è tuo: sei tu che devi prendere questa difficile decisione e tutte le conseguenze che porterà.


Io nel mio piccolo ho deciso di fare questa piccola rivoluzione: metterci sempre la faccia ( letteralmente nel caso dei video sul mio canale Youtube) perché come ti dicevo anche nei precedenti articoli sono stanco delle cazzate che certi miei colleghi sparano e delle conseguenze negative che fanno subire ad aziende come la tua.

E qui torniamo al tema delle fake news.


Qualche giorno fa stavo navigando in rete e mi sono imbattuto in alcuni articoli di blog che mi hanno fatto accapponare la pelle: il tema di questi blog era come riconoscere una cintura in pelle rispetto ad una di sintetico.


Secondo questi “esperti” la prova più efficace per smascherare le cinture in sintetico è quella di versare dell’acqua sulla cintura e vedere se viene assorbita o se scivola via. Se l’acqua scivola via per loro è la prova inconfutabile che ci si trova di fronte ad un sintetico: peccato che esistano anche i bycast e i pellami appositamente trattati per essere idrorepellenti. Infatti, c’è solamente un tipo di pelle che assorbe l’umidità, e che si macchia anche quando va a contatto con dell’acqua, ed è il pieno fiore conciato al vegetale.


Un’altra cazzata che ho letto è che le cinture in sintetico hanno i bordi regolari mentre quelli delle cinture in pelle sono frastagliati. Certo, come no: chi comprerebbe una cintura con i bordi irregolari come fosse la Pista di Monza? Nessuno. Ovviamente la pelle ha una sua struttura e una sua fibrosità, ma per essere venduta deve essere lavorata e rifinita per evitare che la cintura abbia difetti. Altrimenti potrebbe anche essere realizzata con la pelle più costosa, resistente e figa del mondo, ma nessuno la comprerebbe. E il nostro obiettivo è vendere. E quindi dobbiamo lavorare di conseguenza.


L’ultima minchiata che ho letto è che un altro indicatore per verificare se una cintura è in pelle o in sintetico è il prezzo perché le cinture in pelle costano di più: non è vero, o meglio non lo è del tutto! Esistono dei pessimi pellami, nella maggior caso provenienti dall’Estremo Oriente, che hanno un costo al metro quadro bassissimo. Ma il costo è basso perché la qualità del prodotto è bassa e i costi di produzione sono bassi. E ci sono ottimi sintetici che in confronto hanno un costo più alto, perché più alto è il costo della lavorazione e la qualità della materia prima.

Il prezzo da solo non è un indicatore: deve essere giustificato. Bisogna spiegare al cliente perché il prezzo è alto o basso. Altrimenti se ha poca disponibilità sceglierà sempre il prezzo più basso oppure se ha un’alta capacità di spesa sceglierà il marchio. E stop.


Ma perché ti dico tutto questo? Perché come ti ho detto anche negli scorsi articoli io preferisco di gran lunga lavorare in maniera onesta con i miei clienti, senza furbizie varie e senza fare il primo della classe perché, diciamocelo tra di noi, i primi della classe ci sono sempre stati sui coglioni.

A me interessa solo che i miei clienti siano al sicuro e che dormano sonni tranquilli: io vedo tutti i miei clienti come collaboratori, come una squadra e c’è un motivo se tra i miei clienti ci sono brand che collaborano con me e il mio staff da moltissimi anni.

Ma proprio perché come abbiamo detto prima fidarsi di una persona nuova è difficile io ho deciso di dare a tutti i miei clienti una garanzia: la carta di identità della cintura.


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Come vedi si tratta di una vera e propria carta di identità dove trovi vita, morte e miracoli della cintura: dal tipo di materiale utilizzato sia per lo strato superiore che per la fodera alla provenienza dei grezzi, dal tipo di metallo utilizzato per la fibbia alla sua finitura come galvanica.


E tutto questo per ogni campione di cintura che ci viene ordinato e senza che tu ne debba fare richiesta: preferisco inviarla a prescindere, per evitare che si formi anche il più minimo dubbio in merito a me, al mio team e alla nostra collaborazione.

Ora, visto che il mio obiettivo è quello di aiutarti a migliorare le vendite del tuo brand, voglio che tu sia onesto con me e che tu decida di contattarmi solo se sei realmente pronto a fare quel passo in più che ha permesso a molti miei clienti di aumentare il proprio sell-out e i propri margini.

Come? Semplicemente instaurando una collaborazione che va al di là del mero rapporto fornitore-cliente.

Io e il mio staff vogliamo essere il punto di riferimento dei nostri clienti, dei consiglieri che possano essere al loro fianco durante tutto il nostro rapporto anche perché non posso prometterti che non ci saranno imprevisti, ma posso prometterti che li affronteremo insieme.

Per questo, come ti ho parlato nella sezione “Chi sono”, il primo step di ogni nuova collaborazione è quello di conoscerci perché io studio ogni collezione su misura per uno specifico cliente in base ai suoi valori, al suo DNA, al target di riferimento e alla fascia di prezzo ottimale.

Ora la scelta è tua. Continuerai a sognare il tuo fornitore ideale o sei pronto ad averlo per davvero?

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