Il Made in Italy è in pericolo, sempre colpa del Covid?
- Daniel Giaconia

- 1 ott 2020
- Tempo di lettura: 7 min
Noi italiani siamo fortunati. Se lavoriamo nel campo della moda soprattutto.
Perché? Perché possiamo contare su un vantaggio competitivo che altre nazioni ci invidiano e che non è tutto farina del nostro sacco.
Di cosa sto parlando? Ovviamente della reputazione del brand Made in Italy.
Forse siamo così abituati a sentir parlare di quanto il Made in Italy sia importante, di quanto le produzioni italiane siano di valore che non gli diamo più il giusto peso.
E soprattutto siamo abituati a pensare che il Made in Italy sia importante e che lo sarà per sempre.
Ma non è così.
Il Made in Italy è in pericolo e in questo caso il Covid non c’entra.
Ma procediamo con ordine.
Brand Finance, principale società di consulenza strategica e di valutazione dei marchi, ogni anno stila un rapporto completo sui principali marchi nazionali del mondo e sull'impatto che la reputazione e l'immagine di un paese hanno su governi, investitori, studenti e consumatori.
Secondo le statistiche ufficiali rilasciate lo scorso anno, il marchio Made in Italy ha un valore di 2110 bilioni di dollari, risultato che posiziona l’Italia al decimo posto della classifica dei marchi nazionali di maggior successo e più redditizi nel mondo. E il settore della moda da solo contribuisce per 20 bilioni di dollari. Un dato estremamente positivo.

Se leggiamo il dato con più attenzione però, vediamo che il valore complessivo ha subito un calo rispetto all'anno precedente (il 2018), passando dalla nona alla decima posizione.
E le previsioni del 2020 non sono certamente incoraggianti.
Se per le previsioni di quest’anno possiamo incolpare il Covid e il lock-down, quale potrebbe essere la scusa per il calo dello scorso anno?
Tra i colpevoli c’è sicuramente la natura, non sempre alla luce del sole, della filiera di fornitura che in questi ultimi anni ha sollevato parecchi interrogativi sulle origini delle produzioni di alcuni brand italiani: notizie di lavoratori sottopagati, operai in nero ed evasioni fiscali sono solo alcune delle notizie che hanno occupato le prime pagine dei giornali.
Nel novembre del 2019 ad esempio la polizia aveva fatto irruzione in un’azienda manifatturiera nella zona di Napoli e aveva trovato 56 lavoratori in nero su un totale di 78: una percentuale davvero mostruosa.
Oppure a Osmannoro, in provincia di Firenze, dove sono state chiuse 31 aziende di pelletteria cinese: in questo caso il problema non era "solo" relativo ai lavoratori in nero e ai lavoratori clandestini, ma anche le gravi condizioni di sporcizia e fatiscenza degli stabili e l'utilizzo di locali magazzino come dormitori o cucine abusive.

Ci sarebbero altre immagini che potrei allegare, ma non voglio farti fare incubi questa notte.
Queste notizie sicuramente non influiscono in maniera positiva sulla reputazione di una nazione, ma anzi contribuiscono a darne un’immagine negativa.
Se a questo aggiungiamo anche le truffe di falso Made in Italy di cui ho parlato nel precedente articolo possiamo affermare che la nostra filiera e il nostro Made in Italy sono in pericolo.
Nel video che ho pubblicato qualche settimana fa ti ho parlato di alcuni strumenti per proteggere il Made in Italy e ti ho dato alcuni consigli su come tutelarti nei confronti del tuo fornitore.
E se lo faccio è perché io in primis li pretendo dai miei di fornitori, così da poter garantire ai miei clienti la trasparenza più totale sulle materie prime e le lavorazioni che utilizzo per la produzione di cinture.
E’ questo che dovrebbe fare un fornitore che tiene al proprio cliente, che instaura con lui un rapporto di collaborazione: che senso ha fregare il tuo cliente? Trattarlo male o addirittura fargli rischiare un procedimento penale?
È questo quello contro cui io e il mio team combattiamo ogni giorno: quei fornitori furbetti che gettano fango sulla nostra filiera e sulla nostra reputazione; e come hai visto compromettono anche la reputazione del sistema Italia.
Questa frase potrà sembrarti esagerata ma è il famoso “effetto farfalla”, ovvero l'idea che piccole variazioni nelle condizioni iniziali producano grandi variazioni nel comportamento a lungo termine di un sistema.
Può il battito d'ali di una farfalla scatenare un uragano a migliaia di chilometri di distanza?
E questo vale anche per la fragile economia e reputazione italiana.
E anche se ora hai un produttore di cinture Made in Italy affidabile, un controllo qualità efficiente che oltre a verificare la qualità della merce verifica fisicamente anche le condizioni di lavoro e le origini di tutte le materie prime che vengono usate per la produzione delle tue cinture, non devi mai abbassare la guardia.
Perché dietro l’angolo potrebbe esserci un sequestro o, peggio ancora, un procedimento penale oppure potresti essere obbligato a ritirare tutte le cinture che avevi venduto e distruggerle, ovviamente a tue spese.
Quindi scegliere il fornitore giusto è il primo passo per evitare una serie di conseguenze negative che si aggravano in maniera esponenziale.
E i produttori specializzati sono quelli che possono salvare il marchio “Made in Italy” e aiutare le aziende ed i brand ad avere prodotti con un sell out maggiore e aumentare così le proprie vendite.
Economicamente infatti il Made in Italy è importante perché aumenta il valore percepito del prodotto e influenza le scelte dei consumatori; ti sei mai chiesto da dove viene questa innata concezione di superiorità dei prodotti italiani?
Io ho frugato tra i miei ricordi di infanzia e tra i racconti che mi faceva mio padre come favole della buonanotte e ho definito quelli che per me sono i sette punti cardine delle produzioni italiane.
Sei pronto?
Non ce n’è: le pelli italiane sono le migliori al mondo.
La morbidezza, il profumo e la setosità delle pelli conciate al vegetale non hanno davvero rivali!
Nella mia esperienza ho visitato tantissime concerie, sia in Italia che all'estero, e nessuna può reggere il paragone con le nostre, soprattutto con quelle di Santa Croce, culla dell’arte conciaria italiana.
E ovviamente non sono l’unico che le decanta: l’ultimo, in ordine di tempo ma non di sicuro di importanza, è stato il CEO di Birkenstock che ha raccontato in un’intervista riportata poi su La Conceria che la sua preoccupazione più grande durante la pandemia è stata la paura di non poter più reperire ed utilizzare le sue pelli di riferimento; una paura talmente profonda che li ha portati a comprare tutta la pelle che trovavano, nonostante avessero il magazzino pieno di prodotti.
Il secondo punto è la grande tradizione manifatturiera. Si dice infatti che la pelletteria sia diventata moda in Italia nel XVI secolo, quando i grandi prodotti di cuoio sono diventati beni di lusso e sono diventati anche di uso comune per la maggior parte della popolazione. E da li questa tradizione artigiana si è tramandata di generazione in generazione, di padre in figlio dandole quell'insieme di competenze ed esperienze in più che la fa spiccare rispetto al resto delle manifatture straniere.
Ovviamente non basta avere una materia prima eccellente e una grande capacità nella lavorazione per creare prodotti di valore: il design è indispensabile e anche in questo caso l’Italia può contare su una lunga tradizione.
Ma qui non parlo di design come mera estetica: il design per me deve rispecchiare l’identità del brand e deve tradurre in pratica i valori del marchio stesso, sempre rispettando il nostro DNA italiano che, molto spesso, viene scimmiottato all'estero.
Ma il vantaggio del Made in Italy non è solo a livello di prodotto.
Ti è mai capitato di effettuare un ordine dalla Cina?
Se sei tra i pochi che rispondono no, ti aiuto io: solitamente i tempi di consegna dalla Cina sono di 90-120 giorni e un lungo tempo di consegna si traduce in un aumento delle scorte di magazzino e in un esborso più grande di cassa.
In periodo storico come questo (nell'immediato post lock-down) chi se lo può permettere?
Un’ottima azienda italiana invece è in grado di consegnare in tempi relativamente rapidi e questo vuol dire un minore esborso di cassa, un parco prodotto sempre aggiornato e una proposta più interessante.
Oltre ad avere tempi di consegna più lunghi, le produzioni dall'Estremo Oriente richiedono sempre quantità molto importanti per poter mantenere un prezzo basso e questo per te si traduce in un esborso di cassa più alto e in una maggiore occupazione di magazzino.
Come accennato all'inizio, il prestigio è un altro dei punti fondamentali delle produzioni Made in Italy.
Proviamo a pensare ad un marchio che abbia ambizione di posizionarsi ad un livello alto: se l’etichetta riportasse la scritta “Made in China” che percezione avresti di quel prodotto?
E se ci fosse scritto “Made in Italy” la tua percezione cambierebbe?
Ecco, è questo quello a cui mi riferisco parlando di prestigio della pelletteria Made in Italy.
Quante volte ti è capitato di rimanere a piedi con il tuo fornitore? Oppure quante volte ti è capitato di ricevere la merce in ritardo?
Di stare ore e ore al telefono per cercare di avere informazioni sulla tua collezione e di essere rimbalzato sentendo solamente scuse?
Senza dimenticare poi la difficoltà di dover comunicare utilizzando un 'altra lingua: se ti va bene l'inglese (anche se sappiamo che l'inglese parlato nell'Estremo Oriente non sia comprensibilissimo), altrimenti sei costretto ad affidarti ad una persona qualificata per poter gestire le comunicazioni. Non proprio la soluzione più comoda e rapida.
Un'azienda italiana moderna invece non ti da pensieri: se poi acquisti da un'azienda leader del settore della pelletteria come noi (XD) sei in una botte di ferro!
Soprattutto perchè nella tua giornata non ci sono solo gli articoli di piccola pelletteria e le cinture a cui pensare... anzi!
Ultimamente sulle tue spalle pesano diverse collezioni, diversi accessori e diversi fornitori.
Almeno per una piccola parte semplificati il lavoro e permettici di aiutarti.
Come ben sai io sono un pelletterie, da più di trentanni produco articoli di piccola pelletteria e questa mia riflessione sull'importanza del Made in Italy è visceralmente legata alla mia esperienza e alla mia passione per la pelle.
Ma scommetto che molti di questi punti sono comuni ad altri settori.
E tu, cosa ne pensi? Secondo te un brand dovrebbe produrre in Italia?
SCRIVIMI PURE NEI COMMENTI qui sotto oppure via mail a danielgiaconia@outlook.com LA TUA OPINIONE OPPURE SE C’E’ UN TEMA CHE TI STA PARTICOLARMENTE A CUORE E DI CUI VORRESTI PARLARE CON ME.
Grazie mille per il tempo che mi hai dedicato leggendo questo articolo.
Daniel Giaconia





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